Qual è la paura numero uno?
Quella che ti fa arretrare mentre vai avanti o quella che ti tiene fermo ad un bivio perché il mondo è un posto pericoloso? Se da un lato si rimandano azioni, dall’altro se ne troncano molte di più: “C’è tempo…”, “Ormai alla mia età”, “In fondo non era così importante”. Si veste di ragionamento ciò che sa di pentimento e alla fine ci si ritrova a giocare il gioco della maggior parte o, se siamo bravi, quello della minoranza che poi, in entrambi i casi, diventa la sola parte di gioco che si conosce.
Immagina questo scenario: il mondo dichiara guerra a sé stesso e ognuno di noi combatte la propria guerra. Così ci ritroviamo contro il resto del mondo come quest’ultimo contro di noi. Sono anni che preparano questa cosa. I calcoli sono precisi: hanno studiato. Si va per eliminazione. Chi ha la fortuna di rimanere ultimo vince la guerra e si prende il resto del mondo. Diventa padrone del mondo. 
Lo sguardo è attonito.
 
Una flebile voce incalza: “E non è assai?”.
Poi continua: “Se la paura della guerra fosse lo specchio di una paura intima, le persone che attiriamo quale guerra, o contro chi, combattono?”
“Quale guerra e contro chi combatto io?”.
Nello spazio circostante si riflettono le rappresentazioni personali, e diventano realtà. Ognuno di noi gioca secondo le proprie regole all’interno di un gioco in cui tutte le regole sono contemplate. Come pure, non tutte conosciute se non per la parte di gioco che si mette in scena. 

Qualsiasi cosa tu faccia, sii Leggero. 
Inizia un gioco tuo anche all’interno di uno noto. 
Non sarà mai lo stesso gioco di prima, come tu lo stesso giocatore.

Stefania Aliano (Napoli, 1974), laureata in Scienza dell’Educazione a Firenze, insegna nella scuola primaria da venticinque anni. 
Appassionata di teatro, si riscopre attraverso il disegno e la scrittura. Ama la natura e ascoltare le immagini: dalla pittura ai Tarocchi di Marsiglia Vive a Livorno. Questo il suo primo libro.